Il commento di Angelica Donati a Cuoreeconomico.

Siamo ancora ben lontani dall’uscita dalla pandemia: ce lo ricordano i dati crescenti dei nuovi contagi – che ritornano a riempire giornali e notiziari televisivi – ma lo evidenziano anche, drammaticamente, i dati economici. Finché non sarà trovato un vaccino a questo nemico invisibile dovremo imparare a convivere con questa “nuova normalità”.

A limitare la carica virale potranno contribuire mascherine, distanziamento e (soprattutto) il senso di responsabilità collettivo, ma per evitare il rischio – ormai piuttosto concreto – di un crollo globale dell’economia serviranno misure straordinarie e innovative basate su nuovi paradigmi.

Restiamo alla situazione attuale: il PIL degli Stati Uniti, stando ai dati appena resi noti, è crollato di un -31,7%. Un elemento che però non riguarda solo l’andamento economico a stelle e strisce, ma avrà inevitabili ricadute anche sul nostro Paese.

Gli Stati Uniti hanno sempre rappresentato un importante mercato di sbocco per le esportazioni italiane. Addirittura il terzo stando ai dati appena precedenti la pandemia (9,2%) e in settima posizione tra i mercati di approvvigionamento per l’Italia (3,8%), con un disavanzo commerciale nettamente favorevole al nostro Paese. Gli ultimi dati sul PIL USA devono essere letti in un’ottica più ampia, guardando allo scenario globale: secondo l’OCSE gli scambi commerciali tra i Paesi G20 nel secondo trimestre 2020 hanno subito un netto calo (-17,7% le esportazioni, -16,7% le importazioni rispetto al periodo gennaio-marzo). Una contrazione pesante, nonché il risultato peggiore dal 2009, anno dalla crisi finanziaria globale. In questo contesto, provato dalla pandemia e reso ancor più instabile dai fragili equilibri geopolitici (pensiamo alle relazioni USA-Cina), l’amministrazione statunitense deve tornare a guardare all’Italia come a un Paese affidabilee un importante partner commerciale ed economico.

Le aree di collaborazione potranno essere molte, a partire proprio dal settore infrastrutturale e delle costruzioni, ma dovranno muoversi in una logica nuova capace di mettere al centro – oltre alla sicurezza e alla salute delle persone – anche il paradigma dello sviluppo sostenibile. Una necessità resa inevitabile e ancora più pressante dai radicali cambiamenti che interessano le nostre città, “riscritte” dalle nuove esigenze imposte dal cambiamento dei modelli di lavoro.

Costruire relazioni internazionali solide e partnership commerciali forti, in una logica win-win che riguardi non solo gli scambi di merci, ma anche il flusso di progetti e idee, deve diventare uno dei pilastri per la ripresa: non solo quella dei singoli stati (USA, Italia…), ma a favore di un rinascimento globale.